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Rondò dei Pini, l'ultima spiaggia
Il ricorso di Insieme per Monza
di Franco Isman


Gli antefatti sono abbastanza conosciuti anche se, viceversa, i particolari e le valutazioni tecniche che hanno condotto a determinate scelte sono piuttosto complessi, controversi e dibattuti ed hanno portato a divergenti conclusioni.
Una disanima abbastanza approfondita dell'argomento è stata da noi fatta nel maggio di quest'anno con l'articolo “Quel pasticciaccio brutto del Rondò dei Pini” in cui si segnalava tra l'altro quello che è stato in effetti il casus belli e cioè la rinuncia del Comune ad opporsi ad una decisione del collegio di vigilanza (costituito da un rappresentante per ciascun ente firmatario dell'accordo di programma) che scavalcava la competenza del Consiglio comunale nell'approvazione del nuovo progetto presentato, quando poco prima, per una decisione del collegio del tutto analoga, il TAR su ricorso del Comune aveva dato ragione a questo emettendo un'ordinanza di sospensione (N. 200302178 del 04/12/2003).

In ogni modo l'amministrazione Faglia, valutate le circostanze e sentiti i propri legali, prese la decisione, piuttosto verticistica e squisitamente politica, di rinunciare ad ulteriori ricorsi e di non compiere atti che potessero comportare nuovi ricorsi dei privati. Da questa determinazione, dopo discussioni e confronti, è scaturita la dolorosissima decisione di Insieme per Monza di abbandonare la maggioranza ritirando due dei suoi tre assessori (il solo Palma ha mantenuto il suo incarico) e abbandonando anche le altre “poltrone”.
Gli atti successivi sono stati la diretta e necessaria conseguenza di quella decisione dell'amministrazione e gli adempimenti dei diversi organismi comunali addirittura obbligatori. Si sono quindi susseguiti l'esame e l'approvazione del nuovo progetto da parte della commissione edilizia, con un certo numero di prescrizioni, ed il rilascio del permesso di costruire.

A questo punto la discussione avrebbe dovuto vertere solamente sulla giustezza o meno di questa decisione di rinunciare ad ulteriori azioni legali. Una verità assoluta chiaramente non esiste e la responsabilità dell'occupazione di uno degli ultimi spazi verdi della città, che avrebbe dovuto far parte del "parco di cintura urbano" del piano regolatore Benevolo, sarebbe stata da addebitare in toto alla passata amministrazione che l'accordo di programma aveva creato, stravolgendo il piano Benevolo. E' veramente penoso sentire le attuali opposizioni, responsabili in prima persona dello scempio (Lega esclusa) che cercano di ribaltare la frittata accusando l'amministrazione Faglia.

“L'accordo di programma è stato fortemente voluto e concluso dall'amministrazione precedente, da parte nostra abbiamo fatto quanto era possibile per opporci ma la situazione dopo la sentenza del Consiglio di Stato relativa alla licenza commerciale si era deteriorata ed abbiamo ritenuto troppo rischioso cercare di opporci ulteriormente”, questo dicevano autorevoli esponenti della maggioranza e questa si pensava fosse la posizione dell'intera amministrazione.
“Non è vero, si poteva e si doveva fare di più” ribatteva Insieme per Monza, e la “suffragetta” Maria Grazia Di Tommaso in una pubblica assemblea affermava con triestina irruenza:”chi che vol, pol, e chi che pol devi”.

Ma poi è successo un fatto strano: Michele Faglia, forse caduto da cavallo, ha deciso che l'accordo di programma è cosa degna, giusta, equa e salutare, e ne abbiamo ampiamente riferito nella cronaca dell'incontro della giunta con i cittadini del 9 settembre. Una esaltazione dell'accordo di programma, che, come promesso in campagna elettorale, si era fino a quel momento cercato di contrastare, francamente incomprensibile: alcuni sostenitori del sindaco hanno cercato di dire che si trattava soltanto della manifestazione dell'ottimismo di Faglia che tende sempre a vedere il lato buono delle cose.

Ma veniamo ai nostri giorni.

Insieme per Monza, in persona del proprio segretario politico e di altri iscritti, assieme ad alcuni abitanti di via della Vignazza e ad alcuni piccoli commercianti, ha presentato in data 20 ottobre un ricorso al TAR (Tribunale Amministrativo Regionale) della Lombardia contro il rilascio del permesso di costruire da parte del Comune di Monza chiedendo contemporaneamente, in via cautelare, l'immediata sospensione del provvedimento e, conseguentemente, dei lavori.
Molti i motivi addotti, ma i due principali, a nostro avviso, sono:
- il mancato rispetto della citata ordinanza del TAR, passata in giudicato in quanto non opposta, che sanciva la competenza del consiglio comunale nell'approvazione della variante;
- la mancata osservanza di parte delle diciassette condizioni poste nell'atto di verifica della compatibilità ambientale del 16/03/2001 quale condizione per il rilascio della concessione edilizia, oggi permesso di costruire.

Il TAR in tempi brevi se ravvisa un “pregiudizio grave e irreparabile” derivante dall'azione opposta – e questo è certamente il caso – nonché un “fumus boni juris”, e cioè una non palese infondatezza del ricorso, sospende il provvedimento impugnato riservandosi di decidere nel merito in un tempo successivo. Dopo questo giudizio sul merito vi è un secondo grado presso il Consiglio di Stato, al quale si può anche ricorrere relativamente al provvedimento cautelare, ove concesso. Morale: sospensione dei lavori e tempi lunghi per una decisione definitiva.

Il ricorso chiede anche l'annullamento di numerosi altri atti precedenti il permesso di costruire: due deliberazioni del collegio di vigilanza che imponevano al Comune di dar corso al rilascio del permesso; l'autorizzazione commerciale; i pareri dell'ARPA, della ASL, della commissione edilizia; parte del PTCP della Provincia e l'accordo di programma nella sua interezza. Molti di questi provvedimenti derivano a cascata l'uno dall'altro per cui se viene annullato il primo ne consegue la decadenza degli altri.
Per questo motivo il ricorso è stato fatto contro tutti gli enti coinvolti: Regione, Provincia, Comune, Comitato di vigilanza, Agenzia del Demanio, Agenzia delle Entrate, Ministero delle Finanze, Guardia di Finanza ed è stato notificato anche ai privati interessati: Centro Rondò, Immobiliare Europa, Rinascente.
Esaminando la semplice registrazione degli atti sul sito del TAR Lombardia fa impressione osservare come ad un solo avvocato della parte attrice, Insieme per Monza con i suoi supporters, si oppongano decine di avvocati di tutti gli enti coinvolti e dei privati.

In queste circostanze l'amministrazione comunale di Monza avrebbe certamente potuto evitare di costituirsi in giudizio, inviando con questo un chiaro segnale di non essere contraria al merito del ricorso (e risparmiando quattrini). E non vi sarebbe stato alcun rischio in ciò, ne abbiamo chiesto la conferma ad un avvocato amministrativista. La giunta viceversa, con propria delibera n. 995 del 21 ottobre ha ritenuto opportuno non essere assente e ha quindi deciso di costituirsi in giudizio. Nella delibera si parla genericamente di costituirsi in giudizio e non si fa cenno a particolari istruzioni ai legali. Ma è proprio qui il busillis.

L'amministrazione comunale, nella comparsa redatta dai propri legali, potrebbe fare una breve cronistoria delle opposizioni fatte in precedenza, della successiva decisione politica di non mettere in atto ulteriori azioni di contrasto e degli adempimenti obbligatori che ne sono conseguentemente derivati, fino al rilascio del permesso di costruire. Potrebbe cioè mettere in evidenza la linearità, la regolarità formale e addirittura l'obbligatorietà degli atti di propria competenza a valle della rinuncia ad esperire ulteriori azioni legali.
Per quanto riguarda il merito dei rilievi di Insieme per Monza potrebbe non prendere posizione o, addirittura, appoggiare le argomentazioni di IxM, ove le ritenga fondate. E si salverebbe l'anima.

Al contrario, in linea con la nuova posizione del sindaco, potrebbe invece decidere di contrastare sul merito i rilievi e le argomentazioni di IxM allineandosi alle posizioni di tutti gli altri convenuti. Per piacere non ci si venga a dire che gli avvocati decideranno liberamente il da farsi: la scelta non è una scelta tecnica da lasciare ai propri legali, è una scelta squisitamente politica, è la scelta fra l'opposizione, per quanto possibile, all'insediamento al Rondò, secondo gli espliciti impegni del programma elettorale, ed il completo ribaltamento di questo impegno, cosa evidentemente di estrema gravità, che giustificherebbe le furibonde accuse di Insieme per Monza e provocherebbe una gravissima crisi in una grande parte di coloro che avevano entusiasticamente sposato la candidatura di Michele Faglia, chi scrive fra questi.

Franco Isman

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  4 novembre 2004